Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ha rilasciato la bozza dei parametri dai quali è possibile evincere lo stato di crisi e quindi innescare la procedura di allerta conformemente alla nuova legge fallimentare e impedire che la crisi sfoci in insolvenza. Il nuovo Codice della Crisi d’impresa prevede che gli indici di allerta siano aggiornati dagli ordini professionali competenti (CNDCEC) ogni tre anni.


Il meccanismo messo a punto prevede una sequenza gerarchica costituita da 7 parametri:
• La crisi è innanzitutto ipotizzabile quando il patrimonio netto diventa negativo per effetto delle perdite di esercizio
• A fronte di un patrimonio netto positivo è indice di crisi la presenza di un DSCR a 6 mesi inferiore a 1. Il DSCR è calcolato come rapporto tra i flussi di cassa liberi previsti nei sei mesi successivi che sono disponibili per i debiti previsti nello stresso arco temporale. Se tale indice è superiore a 1 garantisce la capacità prospettica di sostenibilità dei debiti, valori inferiori a 1 la relativa incapacità.
In alternativa al DSCR nel caso in cui esso non fosse disponibile si adottano 5 indici in base al settore di attività
1. Indice di sostenibilità per gli oneri finanziari (rapporto tra gli oneri finanziari e i ricavi)
2. Indice di adeguatezza patrimoniale (rapporto tra patrimonio netto e debiti totali)
3. Indice di ritorno liquido dell’attivo (rapporto tra cash flow e attivo)
4. Indice di liquidità (rapporto tra attività a breve e passivo a breve)
5. Indice di indebitamento previdenziale e tributario (rapporto tra indebitamento previdenziale, tributario e l’attivo).

Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti considera significativo il superamento di tutti e cinque gli indici, in quanto il superamento di uno solo fornirebbe una visione parziale e fuorviante.

Fonte: Il Sole 24 Ore